October Equus

October Equus
Tiporeligiosa
Data15 ottobre
Celebrata aRoma
ReligioneReligione romana
Oggetto della ricorrenzaSacrificio di un cavallo

Nell'antica religione romana, il cavallo di ottobre (in latino October Equus) era un sacrificio animale in onore di Marte, che si celebrava il 15 ottobre, in coincidenza con la fine della stagione agricola e delle attività militari[1]. Il rito era eseguito all'interno di una delle tre festività basate su corse di cavalli tenute in onore di Marte; le altre erano le due Equirria, che si svolgevano il 27 febbraio e il 14 marzo[2].

Le corse dei carri a due cavalli (bigae) si svolgevano in Campo Marzio, l'area di Roma dedicata a Marte; al termine delle corse, il cavallo di destra della biga della squadra vincente era trafitto mediante una lancia, il flamine marziale, e quindi sacrificato. La testa (caput) e la coda (cauda) del cavallo erano tagliate ed asportate e utilizzate separatamente nelle due fasi successive delle cerimonie: due quartieri mettevano in scena una lotta per il diritto a mostrare la testa, mentre la cauda da poco tagliata era portata alla Regia per alimentare il fuoco sacro di Roma[3].

Riferimenti antichi all'October Equus coprono un arco temporale di oltre sei secoli: la prima citazione è di Timeo (storico del III secolo a.C.), che collegava il sacrificio al Cavallo di Troia e alla rivendicazione dei Romani di discendere dai Troiani, mentre l'ultima si trova nel Calendario di Filocalo (354 d.C.), in cui è annotato che la festività era ancora celebrata, anche quando il Cristianesimo stava diventando la religione dominante dell'Impero romano. Parecchi studiosi riconoscono un'influenza etrusca sulla formazione iniziale delle cerimonie.

Il cavallo di ottobre è l'unico esempio di sacrificio del cavallo in tutta la religione romana[4]. Tipicamente, i Romani scarificavano animali, che erano una componente normale della loro dieta. Pertanto, il rito insolito del cavallo di ottobre è stato analizzato a volte alla luce di altre forme indoeuropee di sacrificio del cavallo, come nel caso del vedico ashvamedha e del rituale irlandese descritto da Giraldus Cambrensis, entrambi i quali sono in relazione con il regno.

Sebbene la battaglia rituale per il possesso della testa potesse conservare un elemento del periodo iniziale della storia di Roma, quando essa era governata dai re[5], la collocazione della festività del cavallo di ottobre rispetto all'agricoltura e alla guerra è caratteristica della Repubblica. La topografia sacra del rito e il ruolo di Marte in altre festività equestri indicano anche aspetti di iniziazione e di rinascita rituale. Gli aspetti complessi o anche contraddittori del cavallo di ottobre probabilmente risultano dalle sovrapposizioni di tradizioni accumulatesi nel tempo[6].

  1. ^ John Scheid, An Introduction to Roman Religion, translated by Janet Lloyd (Indiana University Press, 2003), pp. 51–52 online.
  2. ^ Hendrik Wagenvoort, The Origin of the Ludi Saeculares, in: Studies in Roman Literature, Culture and Religion, Brill, 1956, pag. 224
  3. ^ Robert E.A. Palmer, Studies of the Northern Campus Martius in Ancient Rome, American Philosophical Society, 1990, pagg. 16, 33, 35, 52.
  4. ^ C. Bennett Pascal, October Horse, in: Harvard Studies in Classical Philology, 85 (1981), pag. 263. Due accenni vaghi in Ovidio e Properzio sono solitamente utilizzati per riferirsi al cavallo di ottobre, a meno che essi non conservino riti altrimenti sconosciuti.
  5. ^ M.L. West, Indo-European Poetry and Myth, Oxford University Press, 2007, pag. 428.
  6. ^ Pascal, October Horse, pagg. 287 sgg.

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